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Un po’ di tempo fa…

I bambini che fin dai primi anni della scuola elementare avevano difficoltà con il leggere, scrivere, far di conto….

Si pensava che fossero:

O poco intelligenti… O molto svogliati…

Lo scrittore Pennac
ricorda le sue difficoltà a scuola:

Ogni sera della mia infanzia tornavo perseguitato dalla scuola. Quando non ero l’ultimo della classe ero il penultimo… Refrattario dapprima all’aritmetica, poi alla matematica,  profondamente disortografico, poco incline alla memorizzazione delle date e alla localizzazione dei luoghi geografici,inadatto all’apprendimento delle lingue straniere, ritenuto pigro… portavo a casa risultati pessimi che non erano riscattati né dalla musica né dallo sport…

«Capisci? Capisci  o no quello che ti spiego?»

Non capivo…. Ho sempre sentito dire che mi ci era voluto un anno intero per imparare la lettera a. La lettera a, in un anno.

«Niente panico, tra ventisei anni padroneggerà perfettamente l’alfabeto» Così ironizzava mio padre…

Puoi dirmi qualcosa sul somaro che ero?

«Ti lamentavi di non avere memoria. Le lezioni che ti facevo studiare la sera svanivano durante la notte. L’indomani mattina avevi dimenticato tutto»

Nella nostra epoca…

abbiamo cominciato a conoscere qualcosa di più sulle difficoltà d’apprendimento…

La psicologia cognitiva  e le neuroscienze ci stanno facendo capire che i somari NON ESISTONO.

I somari erano un’invenzione di una cultura che aveva poco compreso le differenze individuali nello sviluppo del linguaggio, dell’attenzione,  della memoria.

I somari erano un’invenzione di una cultura che non aveva strumenti per facilitare l’apprendimento quando certe differenze individuali lo rendono PIU’ DIFFICILE.

 

La psicologia cognitiva e le neuroscienze…

ci stanno fornendo strumenti per valutare in maniera approfondita le difficoltà di sviluppo e di apprendimento dei bambini. Valutare non significa soltanto attribuire un’etichetta diagnostica. Ad esempio, non significa solo stabilire che il problema del bambino può essere definito dislessia, o disturbo misto dell’apprendimento o disabilità intellettiva. Significa anche e soprattutto identificare quali meccanismi cognitivi deficitari alimentano e contribuiscono a creare al bambino una difficoltà nell’apprendere.

L’identificazione di meccanismi cognitivi deficitari (ad esempio, stabilire se c’è un deficit dell’attenzione, della memoria a breve termine, o di altre funzioni cognitive) è essenziale per impostare un intervento calibrato all’”essenza” della difficoltà nel singolo bambino.  Quali abilità cognitive andranno particolarmente allenate per sostenere più efficacemente un particolare ambito dell’ apprendimento?  La valutazione deve permettere di rispondere a questa domanda.

Le emozioni…

tempo fa erano considerate la spiegazione di tutto. Molti psicoterapeuti tendevano a interpretare le difficoltà d’apprendimento come sintomi di un’insicura relazione bambino-genitori e segnali di un diffuso disagio emotivo. La ricerca e  buone pratiche di valutazione diagnostica suggeriscono invece che il disagio emotivo molto raramente è l’unico fattore scatenante un disturbo dell’apprendimento, è invece spesso  una conseguenza o una concausa. Considerare invariabilmente le difficoltà d’apprendimento come sintomi di un disagio emotivo e relazionale ha rafforzato l’idea semplicistica che “tutto dipende dalla famiglia”, non ha aiutato i bambini.

Tuttavia i fattori emotivi rimangono molto importanti nell’evoluzione delle difficoltà di sviluppo e di apprendimento e una loro considerazione dovrebbe avere un ruolo nelle pratiche della valutazione.  Un armonico sviluppo emotivo può aiutare i bambini ad affrontare  le emozioni spiacevoli legate agli insuccessi e alla percezione di non essere altrettanto “bravi” dei compagni in certe attività scolastiche. Poter affrontare queste emozioni spiacevoli è a sua volta una condizione che permette ai bambini di non nascondere a se stessi le proprie difficoltà e di costruire strategie per affrontarle.

Il ruolo dello psicologo…

è molto importante nel sostenere i bambini con disturbi dell’apprendimento in attività di riabilitazione e di potenziamento, perché lo psicologo può racchiudere due diversi tipi di competenze: da una parte avere una preparazione specifica che lo metta in grado di affrontare problemi come la dislessia, la discalculia, i deficit nell’attenzione o nella flessibilità cognitiva e, dall’altra, una preparazione di tipo emotivo-relazionale, che lo mette in grado di saper costruire bene una relazione e di saper osservare le dinamiche emotive che accompagnano l’apprendimento e l’intervento (anche dinamiche che coinvolgono il proprio modo di operare). Insomma lo psicologo con una formazione sia nel campo dei disturbi dell’apprendimento e dello sviluppo, sia nel campo delle dinamiche emotive dei bambini, ha una capacità riflessiva e osservativa che può mancare ad altri operatori.

In questo sito…

i genitori, gli insegnanti che nella scuola sono referenti per i disturbi dell’apprendimento, potranno trovare: riflessioni teoriche (“facciamo il punto su”),  buone pratiche,  modalità di stimolazione, materiali utili per potenziare le abilità e gli apprendimenti dei bambini.

Solo attraverso una forte interrelazione tra ricerca scientifica, sperimentazione accurata dell’efficacia di pratiche d’intervento e di potenziamento cognitivo, considerazione per le emozioni dei bambini e dei genitori, possiamo sostenere i processi dell’apprendere e lo sviluppo della mente.

Apprendimi…

dicono implicitamente tanti bambini con cui noi lavoriamo. Io sono unico e unica, le statistiche potranno dirti che la mia difficoltà è simile a quella di altri bambini… ma solo quando sarò aiutato a sentire e valorizzare la mia unicità, potrò sentirmi più forte nell’esplorare la realtà e più in diritto di occupare uno spazio nella vita. Impara a scoprire come aiutare proprio me